Guardate l’intervista fatta per il CorriereTV

Dalla platea sconfinata della rete – che segue l’attrice napoletana nella web serie «Il terrone fuori sede» con visualizzazioni dalle duecentomila fino a oltre il milione a video – Francesca Puglisi sbarca al piccolo e coraggioso teatro di Tiburtina per il suo debutto romano – di Natalia Distefano – video di Carlo Lannutti /LaPresse – CorriereTv

Facile parlare di precarietà in un’epoca dove i lavori sono a progetto, i pagamenti a novanta giorni e le relazioni a portata di smartphone. Difficile è riuscire a riderci su, con grazia e lucidità, trovando persino il modo di illuminarne il lato positivo. Ci riesce Francesca Puglisi, in scena fino a domenica al Teatro Kopó con il suo «Ccà nisciuno è fisso. L’era della precarietà», scritto a quattro mani con Alessandra Faiella (che ne cura anche la regia). Lo fa calibrando a perfezione l’arte del palcoscenico, imparata da Luca Ronconi alla scuola di teatro de Il Piccolo di Milano, e quel dono genetico del calore mediterraneo ricevuto per diritto di nascita a Napoli. Dalla platea sconfinata della rete, che segue l’attrice napoletana nella web serie «Il terrone fuori sede» con visualizzazioni dalle duecentomila fino a oltre il milione a video, la Puglisi sbarca al piccolo e coraggioso teatro di Tiburtina per il suo debutto romano, portando in scena se stessa e il mondo che osserva in un’ora di monologo recitato tutto d’un fiato tra telefonate, provini surreali, canzoni, delusioni d’amore e l’altalena umorale che inevitabilmente accompagna le oscillazioni della precarietà. «Oggi si lavora, domani chissà. L’amore, quando c’è, spesso non dura. È vero, è faticoso che nulla sembri salvarsi da questa condizione d’instabilità – dice l’attrice – ma, ad essere onesti, quante volte capita anche di sentirci felicemente innamorati e un attimo dopo avere l’esigenza di stare da soli? Quante volte abbiamo desiderato il posto fisso pur sapendo che la vita regolata da un timbro sul cartellino non ci farebbe felici? Allora suggerisco di guardare alla precarietà come una risorsa preziosa e vitale, che spinge a cercare sempre nuove strade, stimola l’ingegno, elettrizza la nostra esistenza». Sul palco ne scandaglia le mille sfumature, ne elenca pregi e difetti, portando a testimonianza le pagine più divertenti della sua biografia di ragazza napoletana emigrata tredici anni fa a Milano con il sogno dell’accademia d’arte drammatica. Così si ride anche di quel teatro che si prende troppo sul serio. «Prima noi attori avevamo il privilegio di essere fra i pochi precari nel mondo del lavoro – scherza – ci potevamo atteggiare, fare i tormentati, i dissoluti, animi tutto genio e sregolatezza… Adesso siamo più stabili noi di un manager!». Dunque tra le virtù dello spettacolo, finalista nel 2015 al Premio Anima e Corpo del Personaggio Femminile, c’è anche quella dell’autoironia. Che nelle mani di Francesca Puglisi si trasforma in una sorta di pozione magica per una vita precaria ma felice.

Qui trovate l’intervista fatta da Dalila Lattanzi per il blog BiBazz.

Qui trovate l’intervista radio fatta da Lorenzo Canali per CiaoComo Radio.

2018-03-15T13:46:42+00:00
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